Percussionista e sound artist, Ivan Macera basa i suoi studi su un approccio personale dove la radice è la sperimentazione e l’improvvisazione. Nel corso degli anni si è dedicato all’elaborazione e alla realizzazione di oggetti sonori, sculture cinetiche e strumenti musicali utilizzando elementi di provenienze diverse. Concentra sulla pietra l’attenzione degli ultimi anni concretizzando questo percorso in “Diagenesi”, un progetto che si ispira agli studi mineralogici di porosità dei materiali, indagando le frequenze generate dal processo fisico dell’assorbimento. Ha suonato ed esposto per: Tarek Atoui “Cycle in 11”, Sharjah Art Foundation (EAU); Science Gallery Bangalore India; CADAF New York e Miami. https://www.ivanmacera.com
Come hai cominciato a fare musica?
Ho incontrato la musica da bambino grazie ad uno zio chitarrista; lui studiava la chitarra, io affascinato, lo seguivo cantando. Mio zio ha tentato di insegnarmi i primi accordi, ma quasi subito ho preso la chitarra, l’ho girata e ho iniziato a percuotere sulla cassa armonica! Trovavo quel suono più interessante… Il mio percorso di sperimentazione con il suono inizia così.
Come nasce la tua creatività?
Dal gioco, inteso in senso ampio, alto; si dice che bisogna tornare ad essere bambini o comunque continuare a nutrire e mantenere quell’entusiasmo, quella vitalità. Diventare adulto rende più complesso mantenere quel gioco, quella visione del mondo. Se da bambini la creatività è un moto spontaneo, uno slancio, da adulto la devi difendere, rispetto al luogo dove vivi, rispetto alla vita in generale… la creatività va difesa sostenuta, nutrita. La mia in particolare nasce dal desiderio e dalla volontà di continuare ad essere bambino, di togliere di mezzo il giudizio e cercare di essere sì critico, ma sempre libero. Acquisire nel tempo competenze professionali, saperi, conoscenze, che ovviamente un bambino non ha, provoca una differenza enorme tra il gioco di un bambino e quello di un artista. Per quello che riguarda lo strutturare un pensiero creativo artistico, ho sempre esplorato gli aspetti del quotidiano: non mi piace fare musica ascoltando i musicisti. Imparo da ciò che mi accade durante il giorno; è un’immagine, un’ombra o un suono particolare che mi colpisce, che cattura la mia attenzione. C’è un motivo per cui quel suono mi ha agganciato o mi sono agganciato a lui: questo mi interessa esplorare.
Cerco di rimanere aperto a ciò che succede da un punto di vista sonoro e tendo a rilassare lo sguardo. Il suono riesco a gestirlo un po’ di più, è il mezzo di conoscenza del mondo a me più congeniale. Prendo un suono dal mondo, da tutto ciò che mi giunge interessante, naturalmente interessante, poi lo rielaboro e lo trasformo in qualcosa che magari prenderà una forma precisa solo fra mesi.
Il quotidiano lo vivi e hai due modi di poter stare al mondo: subirlo o renderlo accogliente, creativo. L’ ascolto attento esplora un suono, ne accoglie i valori, ne scopre la bellezza o un potenziale di bellezza. Nell’ascolto passivo invece, lo subisci. Quello che viviamo costantemente non è un suono organizzato, il paesaggio sonoro in cui siamo immersi è spesso aggressivo. Si può fare qualcosa per renderlo meno aggressivo, perché comunque la sua aggressione dipende da un disordine. Trovare una coerenza, mettere ordine tra i suoni del paesaggio quotidiano lo rende più morbido, più personale.
Come agisci quando sei alla ricerca di nuovi suoni?
Ritorno alla questione del gioco, mi piace esplorare la materia, divertirmi coi materiali: è una ricerca. La percussione permette di esplorare qualsiasi materiale, perché potenzialmente si può avere a che fare con una percussione sempre. Questo è quello che si dice, ed è vero, ma non è detto che il suono provocato da una percussione sia bello. Ciò che faccio e ciò che mi interessa è percepire il potenziale di quel suono, di quell’oggetto, iniziare ad esplorarlo per vedere dove posso arrivare, perché la cosa più semplice che posso fare da percussionista, se ho una pietra è percuotere quel materiale. Mi piace continuare, entrarci dentro e domandarmi: posso suonare questa pietra, come? In quali altri modi suonando uno stesso materiale con diversi battenti, si possono innescare suoni differenti? Con frequenze differenti, armoniche differenti e il suono cambia, cambia completamente. Lo stesso materiale ha grandi potenzialità, dipende da come ti ci approcci e dove vuoi arrivare.
Come realizzi oggetti sonori?
Realizzo oggetti sonori per mezzo dell’artigianato; devo dire attraverso una passione ereditata da un nonno falegname con le dita a punta piallate dal lavoro, era un restauratore. Gli oggetti sonori prendono vita in un laboratorio, dove ho i macchinari. C’è il legno, qualche metallo, insomma piccole cose, non elementi da fabbrica pesante. Mi piace moltissimo stare in quella dimensione laboratoriale, di costruzione, perché in quella dimensione ogni materiale, ogni passaggio ha i suoi tempi e si è costretti a rispettarli, a stare sui tempi dei materiali: è una forma di meditazione. Devo attendere perché altrimenti non posso andare oltre, non posso fare il passaggio successivo per costruire un oggetto sonoro, l’attesa è necessaria. Questa è secondo me una grande scuola e sì, l’artigianato mi salva.
Adesso ti stai dedicando a progetti di elettromeccanica e a nuova liuteria. Che cosa stai creando?
Tornando alle pietre, stiamo costruendo una scultura cinetica che può ricordare gli ingranaggi di un orologio analogico, abbiamo preso dei pezzi di un freno di un camion, un disco largo 65-66 cm, pesantissimo, molto bello da vedere. Il ferro ha la caratteristica che si ossida, per cui è un materiale che continua a vivere, che cambia aspetto con il tempo. La scultura elettromeccanica ha una base in metallo, una sospensione a base superiore che sarà in metacrilato. All’interno vogliamo organizzare una serie di pietre circolari in rotazione come fossero degli ingranaggi, delle piccole macine, riprendendo un po’ l’idea di un architetto. I suoni saranno generati sia da pietre che da pietra su pietra. Stiamo costruendo un’arpa cilindrica con due pezzi di motore d’aereo, due anelli di rinforzo del turbine di un aereo, quella sarà un’arpa cilindrica di un metro a 78 corde che saranno suonate da tubi collegati a un compressore, sono tubi in movimento come fossero i tentacoli di una piovra. I tubi sono agganciati ad un compressore con pressa, si aprono le valvole e i tubi iniziano a fare dei movimenti che ricordano una danza. È bellissimo veder prendere vita questo strano essere meccanico, che ha già ha avuto una vita molto particolare ed ora ha movenze simili a un danzatore, a una danzatrice. L’arpa sarà suonata da tre o quattro tubi che andranno a colpire casualmente le corde che saranno intonate. Quanto, questo riguarda l’improvvisazione?!
Qual è il legame tra sperimentazione e improvvisazione?
Un legame molto stretto, proprio in virtù di quel gioco di cui parlavamo, gioco inteso veramente in senso ampio, alto: la sperimentazione non può esistere senza l’improvvisazione e viceversa. A volte è necessaria una serie di calcoli matematici per elaborare un oggetto sonoro, però a me piace l’artigianato, mi piace sperimentare in maniera fisica: fare esperienza e di ascolto; raramente mi metto a calcolare. Mi diverto di più a tagliare un tubo, analizzare che frequenza ha e poi organizzarmi il suono ritagliandolo. C’è un modo più formale per poter costruire qualcosa, ma non mi interessa.
Come hai pensato alle installazioni sonore per i Murales?
Le idee per le installazioni sonore sono venute parlando con coloro che stanno realizzando i murales, ascoltando il racconto di come questo progetto sia nato e riflettendo sui temi presi in considerazione per la realizzazione. Trasponendo le informazioni in gioco sono arrivato poi a pensare a quale tipo di suoni potessero uscire dal muro e come.
Qual è il rapporto tra musica e arte visiva?
È un rapporto decisamente diretto: sono la stessa cosa. Secondo me, volendo realizzare opere sonore partendo dal suono, è necessario tenere in considerazione una serie di parametri legati a quest’ultimo per permettergli di fluire attraverso la materia e diffondersi. L’attenzione al risultato finale, non solo sonoro, necessita più fatica nella realizzazione: si costruisce un oggetto che ha a che fare col suono, un oggetto che ha anche un senso estetico. Fin dall’inizio è necessario tenere in considerazione una serie di parametri e di processi di costruzione tali da permettere a quell’oggetto di suonare al meglio. La scultura sonora non è soltanto una realizzazione visiva, estetica, perché altrimenti si può realizzare un oggetto bellissimo che potrebbe avere a che fare col suono, ma suona al 30%. E quindi per quello che mi riguarda, il rapporto tra suono e arte visiva è un rapporto di sovrapposizione in qualche modo. Sono la stessa cosa, un unico oggetto: oggetto visivo e sonoro…arte.