Avere vent’anni in Cina è molto diverso se si vive nella grande metropoli o nella campagna, se si lavora a Faxconn, la più grande fabbrica esistente, o se si studia all’Università Imperiale Beida di Pechino. Quello che però accomuna tutti i giovani nel Paese di Mezzo è non avere libero accesso a internet.
Tutti i social che in Occidente si conoscono e si usano abitualmente – come il colosso Facebook, ormai diventato Meta – sono censurati dalla Repubblica popolare e sostituiti da altri social controllati direttamente dal Governo, come Youku (il nostro Youtube) e WeChat, il corrispettivo di Whatsapp in Oriente.
Questo è possibile grazie alla cosiddetta nuova “Muraglia cinese”, il Golden Shield Project (meglio noto come “Great Firewall”, termine coniato dalla rivista Wired nel 1997), un sistema di controllo telematico con il quale la vita di ogni singolo cittadino cinese viene inquadrata e controllata in maniera capillare.
Il Golden Shield Project è un progetto di censura e di sorveglianza che blocca dati in entrata potenzialmente sfavorevoli provenienti dai paesi stranieri, gestito dal Ministero di pubblica sicurezza della Repubblica Popolare Cinese. Avviato nel 1998, entrato in funzione in via sperimentale nel 2003 e definitivamente nel 2006, si tratta del sistema di filtraggio di internet più sofisticato al mondo. L’hardware è stato fornito da società per lo più statunitensi, tra cui la nota multinazionali Cisco Systems.
Il sistema funziona, in parte, ispezionando il traffico web (HTTP) per determinare la presenza di parole chiave che fanno riferimento a questioni come: gruppi messi al bando dal Governo Cinese, ideologie politiche ritenute inaccettabili ed eventi storici che il regime non intende discutere.
Come viene effettuata la censura? E’ presto detto.
L’ “IP blocking” blocca l’accesso a un determinato indirizzo IP e qualsiasi indirizzo web sullo stesso server diventa così irraggiungibile: l’unico modo per aggirare questo metodo di censura è quello di agganciarsi a un proxy collegato ai siti web bersagliati, ma spesso anche i proxy stessi vengono bloccati. Per il “DNS filtering and redirection” la questione è diversa: qui il dominio del sito incriminato non viene completato oppure restituisce un indirizzo IP scorretto, così che gli unici due modi per aggirare questo tipo di blocco sono il trovare un DNS che completi il sito cercato oppure, in alternativa, bypassare il DNS se l’indirizzo IP non è bloccato ed acquisibile da altre fonti.
I siti web possono essere censurati per vari motivi, tra i quali si possono annoverare: l’appartenenza a gruppi “fuorilegge” o soppressi dal Governo centrale (come i pro democrazia); le fonti di notizie che spesso trattano argomenti considerati diffamatori verso la Cina (vedi le proteste di piazza Tienanmen del 1989); quelli con contenuti religiosi o considerati sovversivi, quelli riguardanti il movimento di indipendenza del Tibet e altri ancora.
Ciò che rende il “Great Firewall” così efficace (e controverso) non è solo la sua complessa tecnologia, ma anche la cultura che il sistema genera: una cultura di autocensura. Il governo cinese ritiene responsabili le aziende per i loro contenuti pubblici: è compito delle aziende assicurarsi che i loro portali online non contengano argomenti o oscenità proibite.
Per i social, il discorso è ancora più amplificato e presente. Per esempio, la versione cinese di MySpace, lanciata nell’aprile 2007, ha molte differenze rispetto alle corrispettive versioni occidentali. Forum di discussione su argomenti come religione e politica sono assenti ed è stato aggiunto un sistema di filtraggio che impedisce la pubblicazione di contenuti su argomenti politicamente sensibili.
Gli utenti hanno anche la possibilità di segnalare la “cattiva condotta” di altri utenti per reati potenziali come quello di mettere in pericolo la sicurezza nazionale, svelare segreti di stato, sovvertire il governo, minare l’unità nazionale, diffondere voci o disturbare l’ordine sociale.
Ma è possibile sfuggire a questo Grande Fratello 2.0.? a quanto pare qualche maniera c’è. Uno dei metodi di evasione più utilizzati è quello della VPN (un sistema che fa da tramite tra il computer dell’utente e i siti (o i servizi) utilizzati, nascondendo la sua identità), che crea un tunnel crittografato tra due punti su internet, per esempio tra un PC a un server web. Il suo punto debole è che il traffico dei dati può attirare attenzione perché criptato. Tali servizi sono liberamente pubblicizzati e forniti in Cina.
Secondo la BBC, aziende locali cinesi come Baidu, Tencent e Alibaba, tra le più grandi impiegate nel settore a livello mondiale, hanno tratto benefici dal modo in cui la Cina ha bloccato i rivali internazionali dal mercato, incoraggiando la competizione interna. Il governo blocca tutti i servizi internazionali, di conseguenza sorgono cloni all’interno del Paese. Esistono versioni cinesi di ogni servizio con cui gli occidentali hanno familiarità: Google, Twitter, Facebook e YouTube sono tutti sostituiti da equivalenti, ovvero Baidu, Sina Weibo,Youku. Questo soddisfa due esigenze: appaga da una parte il bisogno delle persone di accedere ai media sociali, e dall’altra mantiene viva la necessità di server a Pechino in modo da poter effettuare controlli.
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