Nella musica techno la figura di Paul Kalkbrenner, deejay tedesco di fama internazionale che ha all’attivo numerosi dischi di musica dance e diverse hit mondiali, rappresenta uno dei punti di riferimento per gli appassionati del genere musicale di un’intera generazione. Si è guadagnato l’ammirazione del pubblico con la partecipazione al film “Berling Calling”. Nel 2008, insieme al regista Hannes Stöhr, Kalkbrenner ha musicato questa pellicola in cui interpreta Martin, produttore, deejay – alter ego del musicista – che si fa chiamare Ickarus.
La storia racconta la vicenda di un uomo che, appena tornato dal suo tour mondiale, ha problemi nella composizione del nuovo album. Al blocco creativo, si aggiungono – e forse lo determinano- le difficoltà causate dall’assuefazione a droghe sintetiche, la cui assunzione è consuetudine nelle feste e nelle serate dance. A causa di questa sua dipendenza, Martin mette a rischio il rapporto con la casa discografica e la relazione con la sua fidanzata.
Una notte, a causa di una pasticca di ecstasy tagliata male, viene ricoverato in un reparto di un ospedale psichiatrico dove gli viene diagnostica una forma di schizofrenia. Diagnosi basata sui sintomi indotti dalle sostanze, di cui non abbiamo modo di sapere di più alla luce della storia di vita che viene raccontata nel film. Seppure l’osservazione, fatta dalla psichiatra, sulla tristezza che esprimeva la musica di Martin, ci fa capire meglio il racconto del padre, secondo il quale il figlio avrebbe iniziato a stare male in adolescenza, quando la madre li avrebbe lasciati. In un primo tempo il deejay è violento e contrario alle regole della clinica ma, dopo essere stato abbandonato definitivamente dalla sua compagna, accetta di iniziare seriamente un percorso di recupero per persone che abusano di sostanze stupefacenti.
Durante la degenza, Martin compone altre canzoni e completa il suo album, che viene ascoltato dalla sua casa discografica e decide di promuoverlo con il titolo di “Berlin Calling”.
Ickarus scatta la foto della copertina nella clinica psichiatrica, indossando il camice che portano i pazienti negli ospedali. Sottolineando come il percorso di cura abbia sbloccato la sua capacità creativa e come senza amici, senza fidanzata e senza certezze la musica sia stata la sua unica ancora di salvezza. Nella scena finale è in aeroporto con la fidanzata, pronto a cominciare il tour del nuovo album.
Il film lancia un messaggio profondo ed esistenziale: la musica può salvare e può essere espressione di un disagio interiore. Paul Kalkbrenner – che qui interpreta il ruolo di musicista instabile, irruento ed impulsivo, incapace di avere relazioni affettive adulte – è anche autore dell’intera colonna del film, che ha riscosso notevole successo proiettandolo al vertice del genere techno. Tuttavia “Berlin Calling” non è solo un film sulla musica e il suo potere salvifico, ma ha anche un forte senso di denuncia sociale poiché mostra la vita di tanti giovani dediti allo sballo e al consumo di sostanze stupefacenti. Il percorso di rinascita di Ickarus ci ricorda che la volontà di recuperare i propri desideri e le passioni può permettere a chiunque di riprendere la propria vita. Ickarus riesce a recuperare quello che aveva perso per via dell’abuso di sostanze. Gli elementi che in modo particolare sottolineano la guarigione sono l’accettazione delle cure, il rifiuto della droga e la capacità di trasformare la tensione in un album dalle sonorità vibranti.
Il film descrive un vuoto enorme presente sia negli individui che nei luoghi o non-luoghi mostrati nella pellicola. Le musiche di Martin cercano di descrivere tutto questo e la narrazione avviene in uno degli spazi dove alberga la follia umana vale a dire la clinica psichiatrica. Eppure questo è solo uno dei luoghi in cui ci si illude di poter confinare la psicosi, l’alienazione e la sofferenza: dimensioni presenti in diversi ambiti, di cui la società in cui impera la logica performance non può farsi carico. Forse in questo possiamo trovare l’origine dell’indifferenza nei confronti della sofferenza e dei patimenti umani, sia fisici che mentali.
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