La matita viaggia sul foglio, decisa, quasi stesse dipingendo invece di comporre musica; mentre l’altra mano tocca con veemenza una fronte canuta. Un uomo anziano aspetta di parlare, quasi rincorresse le parole che ha nella testa. Poi l’inquadratura si allarga, l’uomo si alza e l’intera stanza diventa un’orchestra, capace di risuonare al tempo dettato dal genio di Ennio Morricone, il grande maestro scomparso due anni fa.
Con questa immagine si apre Ennio, il docu-film diretto da Giuseppe Tornatore, uscito nelle sale italiane a febbraio del 2022. Una pellicola della durata di 2 ore e 47 minuti che è un omaggio all’uomo e al compositore noto in tutto il mondo. Una storia ricca di emozioni, ispirazioni, desideri e compromessi, fino al successo. Il racconto inchioda lo spettatore alla sedia: il filo conduttore è lo stesso Morricone che, anziano, ripercorre la sua lunga carriera. Alla voce del Maestro fanno da contrappunto quelle di artisti come Bruce Springsteen, Quentin Tarantino, Gianni Morandi, Caterina Caselli…e la lista sarebbe troppo lunga per essere contenuta in un foglio. Ennio offre allo spettatore un ritratto profondo, complesso… autentico.
La leggenda di Morricone inizia quando, da bambino, viene iscritto al Conservatorio di S. Cecilia dal padre trombettista. “Come io do da mangiare alla mia famiglia con questa tromba, tu farai lo stesso!”: queste le parole del padre. L’inizio al Conservatorio non sarà brillante. Il giovane Morricone è svogliato, non supera gli esami con voti alti e il padre lo sprona continuamente a far meglio. Ennio desidera studiare Composizione. Fù grazie ai Maestri Roberto Caggiano e Goffredo Petrassi, che riuscì nel suo intento. Ancora minorenne diventa la prima tromba aggiunta al Teatro Sistina di Roma, nel periodo militare suonerà lo stesso strumento nella banda dell’esercito. Insieme ad altri musicisti fece parte del “Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza- G.I.N.C.” o “The Group” fondato da Franco Evangelisti. Con il GINC, Ennio Morricone si impegna in uno studio serio e disciplinato della musica sperimentale e d’avanguardia, rivoluzionaria per i tempi e rivolta ad un pubblico colto.
Successivamente ci sarà la svolta: chiamato dalla casa discografica RCA, famosa etichetta italiana allora in difficoltà, Morricone rivoluziona il suo modo di comporre musica, utilizzando oggetti comuni come strumenti e sarà il primo a far suonare dei barattoli durante gli arrangiamenti. Prima di Morricone le melodie, già composte e prestabilite, accompagnavano il cantante nella sua performance, dopo di lui sarà la melodia ad adattarsi al contesto e ad essere cucita intorno al cantante.
“Il Federale” è il primo film in cui il Maestro si occupa totalmente della parte musicale e che darà l’avvio a una lunga carriera nel mondo della settima arte, il Cinema. Grazie ad una fischiatina – come la definiva lui- unita al suono di una chitarra, nascerà la celeberrima colonna sonora di “Per un pugno di dollari” (1964); in “Per qualche dollaro in più” (1965), citerà la famosa “toccata e fuga” di J.S. Bach, senza abbandonare lo stile che sembrava ormai contraddistinguerlo.
Gli allievi che frequentavano la classe di G. Petrassi non vedevano di buon occhio la collaborazione di Morricone con il Cinema, così Ennio agli esordi userà l’evocativo pseudonimo Danzavio per mascherare il suo lavoro.
Nonostante lo scarso apprezzamento da parte del mondo dell’élite musicale, sono tante le collaborazioni di quegli anni: dal regista John Huston in “La Bibbia”, a Pier Paolo Pasolini in “Uccellacci ed uccellini” (dove inventerà anche la filastrocca per i titoli di apertura, dimostrando la grande versatilità del suo genio).
Oltre ad oggetti comuni, Morricone utilizzerà nella composizione della musica anche versi di animali, come il verso del coyote nel film di Sergio Leone, “Il buono, il brutto e il cattivo”; il fenomeno era inusitata per quei tempi e che gli costerà alcune critiche. In questo periodo scriverà anche arrangiamenti per musicisti e cantanti famosi: da Mina a Gianni Morandi, da Gino Paoli a Edoardo Vianello.
Si scopre che Ennio traeva ispirazione nei luoghi più insoliti e nei momenti più impensati: il ritmo di “Se telefonando” di Mina si manifestò al Maestro mentre stava andando a pagare la bolletta del gas. La canzone si compone di quattro tempi e l’accento tonico non cade sempre sullo stesso suono, è diverso a ogni battuta, creando così un effetto inaspettato e convincente.
Se nella musica ha sperimentato, nella vita privata è sempre stato costante; la moglie Maria ha avuto un ruolo fondamentale per lui. Ha protetto il suo talento, tant’è che il compositore le faceva ascoltare le sue creazioni e poi, ottenuto il suo beneplacito, le presentava anche agli altri.
I migliori brani di Morricone sono quelli caratterizzati da una tensione estenuante. Contrario all’imitazione della musica altrui, diceva: “la musica non si racconta, va ascoltata”- e ancora- “La Musica esige che prima si guardi dentro sé stessi, poi che si esprima quanto elaborato nella partitura e nell’esecuzione. Il risultato di questo lavoro raggiunge chi lo ascolta”.
Inoltre, secondo il Maestro: “la difficoltà del compositore è sapere quale sia la musica più adatta a una certa scena”.
Fondamentale in questo senso è stata la collaborazione tra Ennio Morricone e Sergio Leone, l’accordo tra i due si raggiungeva quando il regista spiegava il film al compositore che ascoltava attentamente, da queste conversazioni partiva il processo creativo. Un’alleanza creativa di successo e potente, come in “C’era una volta in America” (1984),
Ennio fù vicino a vincere l’Oscar con la colonna del film di Roland Joffé, “Mission”; la proposta di questo lavoro giunse in un periodo in cui il compositore coltivava l’intenzione di smettere con la musica per il cinema, ma il lavoro per “Mission” risveglia di nuovo la passione per le colonne sonore. Un altro film molto importante sia per Morricone, che per il giovane regista che lo dirige, Giuseppe Tornatore è “Nuovo cinema Paradiso” (1988). Nel film “Sostiene Pereira” (1995), riprende i ritmi del ’68 per la colonna sonora dell’intero film. Tornerà a collaborare con Tornatore nel 1998, con “La leggenda del pianista sull’oceano”. In occasione dell’assalto alle Torri Gemelle comporrà “Voce dal silenzio” in cui mostra il suo rapporto particolare con la violenza, che rappresenta distaccandosene, come più volte afferma.
Un altro nodo principale della sua carriera riguarda la rincorsa alla statuina più famosa del cinema, l’Oscar, che sembra sempre sfuggirgli di mano, finché nel 2006 riceverà l’Oscar alla carriera e, finalmente, alla sua sesta nomination arriverà anche quella alla miglior colonna sonora per il film di Quentin Tarantino “The Hateful Eight” del 2016.
Vari artisti hanno ripreso brani di sue composizioni per le loro canzoni: un esempio sono i Muse che, nella versione live di “Knight of Cydonia”, riprendono un pezzo di melodia western proprio da una composizione di Morricone.
Tra colonne sonore indimenticabili e una vita piena di emozioni; il Maestro rimarrà sempre nella vita di chiunque, continuando a sorprendere ed emozionare e continuando ad ispirare nuove generazioni di compositori.