Torre Maura. Storia di un quartiere attraverso la voce dei suoi abitanti
Recensione del libro di Laura Dondolini e Pierina Nuvoli. A cura della Redazione
Il libro Torre Maura di Laura Dondolini e Pierina Nuvoli (ed. Civilmente, 2016) è un viaggio attraverso le voci degli abitanti nei cento anni che hanno reso un pezzo di terra brullo oltre la marana, un quartiere storico e amato da molti.
Conoscere il proprio quartiere è importante per amarlo e proteggerlo, per far rifiorire quel senso civico che troppo spesso giace sepolto dal disinteresse per il bene comune. Le autrici del libro ci portano a conoscere il quartiere del Municipio VI attraverso le storie degli abitanti, tramite la voce di chi da anni ci vive. Un viaggio fatto di memorie, di voci che raccontano i cambiamenti, le evoluzioni, le involuzioni, la crescita e la trasformazione di un quartiere che un tempo era solo una distesa di terre coltivate a orto con poche decine di abitanti e che ora ne conta più di 25.000.
Il libro è diviso per decenni e inizia il suo viaggio dagli anni venti del novecento, quando Torre Maura era parte integrante della borgata “Torre Spaccata” e quando i primi abitanti erano considerati veri e propri pionieri. Ci vorrà il 1961 per portare al riconoscimento ufficiale di “Torre Maura” come borgata a sé stante e mentre le varie testimonianze si susseguono, l’utilizzo di foto del tempo aiuta il lettore a realizzare e a innamorarsi della storia del quartiere.
Si rivive il periodo del fascismo, grazie alle storie di chi doveva sfilare con gli abiti balilla, di chi doveva consegnare le fedi d’oro per averne in cambio una in acciaio, di chi era malmenato per essere considerato un dissidente.
Particolarmente toccanti i passaggi degli anni della grande guerra, quando fame e bombardamenti mordevano gli abitanti e la presenza della morte accompagnava quotidianamente la vita di ognuno. Poi gli anni della resistenza, la storia di chi portava il verbo partigiano in gran segreto per non essere scoperto e ucciso dai tedeschi, di chi nascondeva le armi da usare contro i nazisti persino sotto il letto di casa. Con le testimonianze dirette prende forma quello che a grandi linee si è studiato nei manuali di storia della scuola media e superiore, così che la teoria e le parole diventano realtà dei fatti man mano che si leggono le pagine del libro.
Il lettore ripercorre, come spettatore attivo, tutta la vita del quartiere, partecipa alla ricostruzione, al boom economico degli anni sessanta, conosce le persone che hanno contribuito in modo partecipe e diretto alla crescita del quartiere, alla soluzione dei problemi. Apprende le diatribe tra chi era considerato al di qua o al di là della “marana”, oppure fra le diverse tradizioni culturali di cui si andava integrando una variopinta e multietnica popolazione. Fin quando, nelle ultime pagine, lo stesso lettore si ritrova ad essere egli stesso storia nel vedere le immagini del trenino Laziali-Giardinetti ora dismesso, nella nascita e messa in funzione della Metro C oppure semplicemente vedendo una serie di attività commerciali nate decenni fa e ancora esistenti.
La funzione di questo testo non è solo quella storica o antropologica, ma il fine civico che insegna ad amare il proprio quartiere, a rispettarlo e nello stesso tempo a considerarlo non come un tetto sotto il quale dormire, ma come una grande casa senza mura di confine di cui prendersi cura.