L’inquinamento ambientale è uno dei problemi più urgenti del XXI secolo e sono molti i Paesi che lo includono al primo posto della loro agenda politica. Tra questi la Cina e gli Stati Uniti, i paesi che più inquinano al mondo, hanno firmato un accordo bilaterale per limitare le emissioni dei “gas serra” durante l’ultima Conferenza ONU sul cambiamento climatico, la COP26 di Glasgow dello scorso novembre
Con questo accordo, la Cina si è aggiunta ai Paesi che hanno dichiarato formalmente l’intenzione di contenere l’aumento della temperatura globale entro i 1.5°C rispetto all’epoca preindustriale.
Si tratta di un accordo storico senza precedenti che potrebbe rappresentare una svolta per il futuro del pianeta per cui ci sono voluti molti decenni di accordi ed incontri.
Era il 1992 quando a Rio de Janeiro si tenne la prima conferenza mondiale dei capi di stato sul tema ambientale.In quell’occasione venne stipulata la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, o UNFCCC, dall’inglese United Nations Framework Convention on Climate Change.
La prima conferenza dei governi che hanno aderito al UNFCCC si tenne nel 1995 a Berlino e passò alla storia come la COP-1 o Trattato di Berlino. Da allora la scienza ci ha fornito rapporti sempre più dettagliati sui danni causati dal cambiamento climatico, fino ad arrivare all’individuazione di una soglia di emissioni inquinanti, i gas serra appunto, che l’umanità deve impegnarsi a non oltrepassare, i 1.5° Celsius. Tale soglia fu individuata alla COP21 di Parigi, che si tenne nel 2015, ma l’accordo negoziato entrò in vigore solo a partire dal 2020. Anche l’Accordo di Parigi venne ratificato dal governo cinese, ma alcune incertezze sulle modalità pratiche di contenimento delle temperature ne compromisero la realizzazione, come per esempio l’utilizzo di centrali a carbone, molto utilizzate sia in Cina che in India per far fronte alle necessità di una popolazione numerosa.
La Cina si trova al primo posto mondiale per emissioni di “gas serra”, e questo è dovuto alla sempre crescente economia nazionale rispetto al numero di abitanti, seguita da Stati Uniti ed Europa.
I danni che potrebbe causare un eccessivo rialzo della temperatura terrestre sono enormi e si differenziano da zona a zona. Un aumento globale di circa 0.5°C comporta nelle regioni polari lo scioglimento dei ghiacci con tutte le relative ripercussioni, tra cui l’estinzione di specie animali adattate a sopravvivere solo a temperature specifiche, catastrofi ambientali, seri problemi quotidiani in città posizionate lungo la costa ecc.
Fino a circa 15 anni fa, il rialzo si attestava, appunto, intorno allo 0.5°C per tutta la superficie terrestre.
Il 2019 è stato l’anno più caldo mai calcolato prendendo in considerazione la temperatura in era preindustriale, con un incremento medio di ben 1.1°C.
Di conseguenza, la risposta del governo cinese alla COP26 di Glasgow non è da considerarsi inaspettata. L’economia cinese, dopo il boom industriale dei due decenni passati, è entrata in una fase di concorrenza economico-finanziaria con le massime economie mondiali, in primis quella statunitense. E, sotto i riflettori degli ultimi anni, era prevedibile che il Celeste Impero esprimesse la propria posizione su uno dei temi politici più importanti a livello mondiale.
Grazie a questo ultimo accordo USA-Cina sul clima e alle sempre più frequenti relazioni internazionali sul tema possiamo intraprendere una strategia comune per ridurre i danni del cambiamento climatico.
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