Viaggio in Oriente. Intervista alla sinologa Giada Messetti

Leggere il libro “Nella testa del dragone” (Mondadori 2020) di Giada Messetti, è fare un viaggio nelle strade di Pechino e di Shanghai, tra i costumi, la lingua, la politica e i motivi dell’incredibile progresso tecnologico del gigante orientale.
Sinologa, autrice di programmi televisivi come Carta Bianca su Raitre e di importanti podcast radiofonici, la Messetti è oggi tra le massime esperte italiane del Celeste Impero.
Il suo libro ha reso più accessibile a molti la visione del mondo orientale. Cosa l’ha spinta ad interessarsi alla Cina e da dove è nata l’idea di questo libro?
Il mio incontro con la Cina è stato casuale. Quando ho finito le scuole superiori, non sapevo cosa studiare e vicino casa mia c’era la facoltà di Lingue Orientali di Venezia. Mi sono iscritta e dopo aver frequentato la prima lezione di Cinese ho capito che non mi stavano solo spiegando i caratteri di una nuova lingua, ma mi stavano dando la chiave per entrare in un altro mondo.
L’idea di questo libro, invece, è nata perché io avevo condotto e creato un podcast gratuito, “Risciò”, e la casa editrice Mondadori dopo averlo ascoltato mi ha contattato chiedendomi di scrivere.
L’idea è la stessa di “Risciò”, ovvero di ricostruire in maniera semplice la complessità del tema “che cosa è la Cina oggi”. In Italia, a livello mediatico, ci occupiamo spesso in maniera errata della Cina, spesso decontestualizzandola, per questo volevo provare a dare una fotografia il più possibile oggettiva del contesto in cui è divenuta la seconda potenza mondiale.
Nel suo libro racconta le disavventure che ha avuto per accedere ad internet in Cina e superare il blocco sui contenuti online imposto dal Governo Cinese, anche chiamato Great Firewall. Come vivono i cittadini questa limitazione nell’accesso ai contenuti online?
Il Governo cinese negli ultimi 15 anni ha ‘costruito’ una rete di controllo fortissima dei contenuti di internet. I Cinesi, però, si dice siano Confuciani di giorno e Taoisti di notte (NdR: come si direbbe da noi predicano bene e razzolano male) e, se sono veramente interessati ad una cosa, riescono comunque a saperla.
Nel libro parlo di questa loro capacità di inventarsi una ‘lingua’ in modo che i contenuti non vengano bloccati, esiste proprio un modo di usare i caratteri e le parole diverso rispetto alla vita reale per evitare la censura.
Per esempio, recentemente Squid Game, la serie televisiva di Netlfix, è stata vietata perché troppo violenta, ma, nonostante ciò, è stata per settimane una dei primi trend topic dell’internet cinese. Non voglio certo dire che non ci sia un problema di censura molto forte in Cina, però un Cinese oggi sa benissimo che di certe cose non si deve parlare, quindi c’è una sorta di autocensura su certi temi. Inoltre la maggior parte della popolazione non è interessata a parlare di alcuni argomenti che per noi sono fondamentali, come ad esempio la politica.
Recentemente ha affermato: viaggiare in Cina è come salire sulla macchina del tempo: Vai a Shanghai e Pechino e ti ritrovi nel 2030, vai un villaggio del Guangzhou e sei nel secolo scorso. Come mai ci sono differenze così marcate?
La premessa necessaria è che la Cina è grande come un continente: 33 volte l’Italia, ha un miliardo e 400 mila abitanti. Fino a 40 anni fa, inoltre, era uno dei paesi più poveri al mondo (negli anni 60 ben 20 milioni di persone sono morte letteralmente di fame e 800 milioni vivevano sotto la soglia di povertà). Oggi non è più così.
Gli occidentali hanno cominciato a svilupparsi in maniera esponenziale con la Rivoluzione Industriale, i Cinesi hanno ottenuto tutto questo in soli quattro decenni e ciò ha portato a molte disuguaglianze e altrettante contraddizioni. La Cina per esempio è uno dei paesi che inquina di più al mondo ma è anche uno di quelli che sta investendo di più nella transizione ecologica. Quindi tali problemi di assestamento implicano zone più sviluppate e zone meno sviluppate.
Noi occidentali, abbiamo molti pregiudizi sui Cinesi come ad esempio che mangiano di tutto anche i gatti, che sono tutti bravi a Ping Pong o che hanno una scarsa igiene personale. Ma loro cosa pensano di noi?
Nella mia esperienza ho sempre conosciuto cinesi che avevano un pregiudizio positivo, che sanno che l’Italia è un posto ricco d’arte; anche se ignorano la posizione geografia delle città sanno cos’è il Colosseo. Quando abitavo in Cina, una ventina di anni fa, mi faceva tanto ridere che tutti guardassero il campionato di calcio delle squadre italiane! Io salivo sui taxi e mi chiedevano di dov’ero. Quando dicevo che ero di Udine, loro sapevano tutti i nomi dei calciatori dell’Udinese! Che nemmeno io conoscevo. Era buffissimo che fossero super fan della Serie A italiana, ma di fatto tanti ex allenatori italiani sono andati ad allenare squadre cinesi: Claudio Lippi, Fabio Cannavaro ma anche molti calciatori sono andati a giocare in Cina.
L’obiettivo della presidenza di Xi Jinping è quello di realizzare entro il 2049 (anno del centenario della Repubblica Popolare Cinese fondata da Mao Tse-tung) il “Sogno cinese”. Ci puoi spiegare in cosa consiste?
Il “Sogno cinese” rappresenta tante cose. In primo luogo, va ricordato che la parola Cina (中国 Zhōngguó) vuol dire “paese del centro” per questo i Cinesi hanno sempre avuto la percezione di essere al centro del mondo. L’imperatore ha sempre governato attraverso il sistema del “Tianxia” (in cinese 天下) – tradotto “tutto quello che c’è sotto il cielo” – che teorizzava che la cultura cinese si allargasse in centri concentrici fino ad includere anche le terre dei barbari, riconosciuti solamente in quanto sudditi che portavano soldi alle casse dell’impero. Dalla metà dell’Ottocento in poi questo ordine mondiale è saltato, perché la Cina è stata invasa e ha anche perso pezzi di territorio come Hong Kong che è diventata una colonia inglese, e Taiwan che è diventata prima giapponese salvo poi diventare rifugio dei nazionalisti cinesi di Chiang Kai-shek dopo che avevano perso la guerra contro Mao.
Nel 2049 la Cina vuole tornare ad essere la grande potenza che è stata in passato e, guardando alla sua storia passata, è più probabile che lo realizzerà in maniera non aggressiva, senza invasioni. Credo che voglia stare tranquilla nei suoi confini, senza intromissioni nelle sue vicende interne.
Un altro dei progetti del sogno cinese dei prossimi anni sarà la “Prosperità Comune”, ovvero riequilibrare e uniformare il benessere della popolazione. Eliminando la disparità ad esempio tra le metropoli e le campagne.
Lascia un commento