Lo stato dell’istruzione a Torre Maura
Torre Maura con i suoi venticinquemila abitanti è tra i quartieri più popolosi di Roma. Nato ufficialmente nel 1922, quest’anno festeggia il suo Centenario con iniziative diffuse sul territorio che ne ricordano la storia e le sue peculiarità. Questo articolo affronta una delle caratteristiche più delicate e difficili della periferia del sesto municipio: l’elevata dispersione scolastica e il più alto tasso di abbandono scolastico della Capitale.
Sul sito del Comune di Roma si legge dell’alto livello di povertà educativa, di disagio economico e sociale presente soprattutto tra i giovani. Tra le motivazioni descritte dall’Istituzione capitolina ci sono “la carenza di offerta formativa, di luoghi di aggregazione sociale, culturale e sportiva rispetto anche alla vastità del territorio, che possono generare dispersione scolastica, devianza sociale e microcriminalità”. Anche il Ministero di Giustizia ha fornito dati che offrono un quadro più completo della situazione, mostrando come la maggior parte dei minori con problematiche giudiziarie risieda nel VI Municipio e abbia interrotto presto gli studi.
“Nel nostro quartiere mancano biblioteche, piazze, luoghi di cultura e ritrovo. Non abbiamo un cinema, un teatro e per prendere un libro in prestito bisogna spostarsi di quartiere”, racconta Elisa, 24 anni, nata e cresciuta a Torre Maura dove lavora come maestra precaria – “I giovani non pensano che studiare porti lavoro, anche perché sono circondati da persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese e preferiscono andare a lavorare presto invece che finire gli studi; lavorando hanno la sensazione di non perdere tempo prezioso”.
Così nasce la “dispersione scolastica” che, secondo il dizionario Treccani, è “un insieme di fenomeni consistenti nella mancata, incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell’istruzione da parte di ragazzi e giovani in età scolare”. “Questo è un fenomeno che riguarda molti giovani che frequentano il doposcuola in parrocchia – ci dice Francesco, 25 anni studente di ingegneria del quartiere – non vanno a scuola e nessuno riflette con loro sul fatto che questa può essere una scelta di vita sbagliata, che così finiranno per avere molte lacune culturali e che quando (e se) decideranno di riprendere un percorso formativo avranno difficoltà a colmarle”.
Per contrastare questo fenomeno Save the Children, una delle associazioni più attive sul territorio, ha creato un Punto Luce: ovvero un centro socio-educativo ricco di spazi e personale qualificato, dove i giovani possono trovare opportunità di crescita e di sviluppo. Sono tanti i corsi offerti: dallo sport alla musica, dall’aiuto compiti, al teatro.
A spiegarci il perché dell’apertura di questo Punto – quinto sul territorio italiano – proprio a Torre Maura, sono gli stessi dati forniti dall’Associazione: mentre solo l’1,2 % degli studenti residenti a Roma Centro abbandona gli studi, ben il 7% di quelli nati in periferia non arrivano a conseguire un diploma, evidenziando così una notevole disuguaglianza.
Un altro elemento fortemente correlato all’abbandono scolastico è la disoccupazione giovanile che raggiunge il 24% del Municipio VI delle Torri. La pandemia da Covid-19 ha incrementato ulteriormente le percentuali di dispersione scolastica: il 6,5% su un campione di 1000 docenti ha segnalato almeno un caso di abbandono del percorso di studi.
L’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e formazione (INVALSI) ha individuato anche la cosiddetta dispersione implicita: un livello insufficiente di preparazione nelle materie di italiano, matematica ed inglese, passato dal 7 al 9,5%. Esiste però anche quella “esplicita” dove gli studenti, pur non abbandonando la scuola completamente, evitano di frequentare la scuola.
Cosa spinge i ragazzi e le ragazze ad abbandonare l’istruzione scolastica? E quanto questo fenomeno è dovuto al tessuto sociale, urbanistico ed economico di Torre Maura?
Dall’analisi di vari elementi, le motivazioni dell’abbandono scolastico si possono riassumere nel pensiero che, per alcuni studenti, il diploma non sia uno strumento formativo utile per un inserimento lavorativo in un futuro prossimo.
“Alcuni ragazzi e ragazze puntano di fatto all’indipendenza economica a discapito di un’istruzione di più alto livello, per poi pentirsene una volta arrivati ad età più adulta – cercando poi di recuperare il “tempo perso”, nonostante sia difficile rimettersi sui libri dopo averli abbandonati per molto tempo. Altri studenti invece non sono stimolati a crescere culturalmente. E sono solo alcuni degli esempi”, conferma Alessia, 21 anni, anche lei nativa del quartiere.
“Le famiglie non sono sempre un esempio per i giovani – continua la giovane – e in genere il mondo degli adulti non fornisce esempi di valore”.
“Considero Torre Maura un quartiere dormitorio, se voglio trovare un po’ di divertimento devo andare da qualche altra parte – conclude Francesco – così come per trovare stimoli culturali. Se cresci così, senza stimoli, è facile la curiosità di scoprire altro si spegna e di studiare sia vissuto come tempo perso. I social media non aiutano, perché si tende a stare a casa a giocare ai videogiochi o a leggere commenti di altri alla ricerca di Like, invece che uscire ed esplorare il mondo esterno”.
“Il nostro quartiere ha una storia – aggiunge Elisa – e potrebbe essere rivalutato e offrire tanto ai giovani. Ma dobbiamo essere noi ad attivarci in primo luogo, il cambiamento è nelle mani di tutti. Qualcosa già sta cambiando con questo Centenario. Le persone si sono unite per le iniziative e si sono incontrate vis a vis, condividendo finalmente criticità e risorse del quartiere”.
Seguendo il filo rosso dei dati e le impressioni dei giovani residenti sull’importanza della formazione e della presenza di luoghi culturali sul territorio, incoraggiamo chi vive a Torre Maura ad aumentare le occasioni di condivisione e di guardare alla formazione come ad un percorso di evoluzione di tutto il tessuto sociale multiculturale e pieno di risorse.