Spesso si corre per vincere, quasi sempre per passione. Ma in alcuni casi, e in uno in particolare, si corre per raggiungere il traguardo. È il caso incredibile del podista giapponese Shizo Kanakuri che partecipò alla Maratona delle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912.
Fu la prima volta che il Giappone schierò un atleta nella Maratona, investendo molto nelle capacità di Shizo, che aveva già realizzato nel corso della sua carriera ottimi tempi. L’insolito caldo torrido della capitale Norvegese mise però a dura prova i 68 partecipanti partiti quel 14 luglio, tanto che solo in 34 riuscirono a tagliare il traguardo.
Shizo, abituato alle calde temperature, riuscì a prendere il comando della corsa a metà gara per tentare di giocarsi l’oro con il sudafricano McArthur (atleta che le alte temperature le conosceva bene), in un appassionato testa a testa finale, che però non ebbe mai luogo perché, al 30esimo chilometro, Shizo semplicemente scomparve. Stanco e affaticato verrà sedotto da una breve pausa offerta nel sobborgo di Sollentuna. “Quando Shizo ha visto che nel giardino di una villetta si teneva una festicciola in cui le persone bevevano succo di frutta, non ha capito più nulla. Morto di sete e di fatica, si è avvicinato al giardino e ha bevuto il succo offertogli dal padrone di casa che, però, ha fatto anche di più: lo ha invitato a sedersi sul divano per riposare un attimo” (racconta Riccardo Gazzaniga nel libro ‘Abbiamo toccato le stelle’ Ed. Rizzoli 2018). L’attimo diventò momento ed il momento diventò un lungo e profondo riposo. Ore dopo, quando Shizo si risvegliò, la polizia Svedese lo stava già cercando ovunque. Il podista però, preso dalla paura e dalla vergogna, scappò da tutti per tornare in sordina in Giappone, finendo così per essere dichiarato disperso dalla polizia: il primo disperso in una gara di Maratona.
Molti anni dopo in occasione dei festeggiamenti per il 50enario dei giochi olimpici, un fotografo svedese, Oscar Söderlund, fu incaricato di scoprire cosa fosse accaduto 50 anni prima. Il fotografo ritrovò Shizo in Giappone padre di 6 figli e nonno di 10 nipoti. La federazione olimpica colse così l’occasione di invitarlo in Svezia per raccontare la sua storia, che nel frattempo era divenuta molto popolare, e proponendogli a sorpresa di terminare la sua gara. Incredibilmente, l’ormai 76enne Kanakuri accettò.
Fu così che nel 1967 (non prima di aver scambiato una piacevole conversazione con il figlio dell’uomo che anni prima gli aveva offerto da bere), l’atleta giapponese ripartì dall’esatto punto in cui 55 anni prima si era congedato nel silenzio assoluto, percorrendo quegli ultimi 12 chilometri e recuperando così quel senso dell’onore che credeva di aver smarrito per sempre il 14 luglio del ‘52.
Pian piano Shizo terminerà la sua gara con il tempo ufficiale di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi. Un record imbattibile, come imbattibile resterà il coraggio e la tenacia di un uomo che, contro ogni aspettativa, ha voluto raggiungere il traguardo ad ogni costo.
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