Pietro Mennea è stato uno dei velocisti più amati della storia dell’Atletica Leggera Italiana. Nato a Barletta nel Giugno del 1952 e cresciuto in una famiglia modesta, ha avuto fin da bambino la passione per la corsa. Ripensando al suo passato, quando non poteva permettersi le scarpe per correre, in un’intervista dirà: “Lo sport è bello perché non è sufficiente l’abito. Chiunque può provarci!”.
Il giovane, determinato e tenace, superò sia le perplessità della madre – che temeva trascurasse gli studi per lo sport – sia le osservazioni dei coetanei che gli contestavano di non avere il fisico adatto. “Non corro per vincere, ma perché sento di farlo”, con questa affermazione si può riassumere il senso della corsa per il velocista.
Un curioso aneddoto racconta di come, all’età di quindici anni, abbia sfidato una Porsche e un’Alfa Romeo in una gara di velocità sui 50 metri piani, vincendo su entrambe.
Il percorso atletico di Pietro Mennea inizia nelle giovanili dell’Avis Barletta, prosegue all’ISEF di Cassino (FR) e si rafforza fino a portarlo alla partecipazione a varie manifestazioni europee di Atletica Leggera e alle Olimpiadi in tutto il mondo. Gli fu di ispirazione il mito di Tommie Smith -il corridore che insieme a John Carlos divenne uno dei protagonisti delle Olimpiadi di città del Messico del 1968- e fin da ragazzo portò con sé il poster della premiazione dei due corridori afroamericani.
La caratteristica sportiva più rilevante dell’atleta era la capacità di una rimonta eccezionale che superava la partenza lenta dai blocchi; questa sua lentezza anticipava un’accelerazione progressiva in grado di portarlo a velocità di punta sconosciute agli avversari. Per questo suo stile nella corsa, prediligeva la disciplina dei 200 metri piani, infatti Mennea è stato undici volte campione italiano nei 200 metri e tre volte campione italiano nei 100 metri. Il suo debutto olimpico è stato a Monaco di Baviera nel 1972, dove conquistò il terzo gradino del podio dietro ai due corridori più veloci dell’epoca: Borzov, con cui ha avuto un’accesa rivalità, e Black.
Nel 1979 partecipa come studente di Scienze Politiche alle Universiadi (ufficialmente i Giochi Mondiali Universitari) a Città del Messico, dove registra il nuovo record mondiale di 19,72 secondi nei 200 metri piani, record che resterà insuperato fino al 1996.
Tanti sono i riconoscimenti ricevuti, e non solo nella corsa: nel 1979 viene nominato Commendatore, ordine al merito della Repubblica Italiana e nel 1980 ottiene l’investitura di Grande Ufficiale, ordine al merito della Repubblica.
Pietro Mennea fu soprannominato “la Freccia del Sud” per la sua velocità e per il suo ricco medagliere: è stato l’unico duecentista della storia ad essersi qualificato per quattro finali olimpiche consecutive, dal 1972 al 1984. La vera consacrazione a mito è arrivata nelle Olimpiadi di Mosca del 1980, dove conquistò l’oro olimpico dei 200 metri, battendo il russo Borzov, suo grande rivale dal 1972. L’anno precedente aveva battuto il record europeo dei 100 metri piani con il tempo di 10,01 secondi, rimasto primato italiano fino al 2018 quando Filippo Tortu lo migliorerà.
Nel 1981 l’atleta annuncia inaspettatamente il proprio ritiro dalle gare per dedicarsi allo studio. La sua passione per la corsa fu così forte che, poco dopo, ci ripensò e, nel 1982, partecipò agli Europei arrivando quarto alla staffetta dei 4×100 metri piani. Nel 1983 a Cassino compie la miglior prestazione mondiale nei 150 metri piani con soli 14,8 secondi.
Mennea è stato un grande sportivo e anche un brillante saggista: conseguì quattro lauree, esercitò la professione di avvocato e fu docente universitario, scrisse venti tra libri e saggi; insegnò Legislazione Europea delle Attività Motorie e Sportive all’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti nella facoltà di Scienze dell’Educazione Motoria.
Nella stagione 1998/1999 fu direttore generale della squadra di calcio della Salernitana.
Si impegnò anche in politica e nel sociale: è stato eletto deputato del Parlamento Europeo a Bruxelles dal 1999 al 2004; ha creato insieme alla moglie Manuela Olivieri la “Fondazione Pietro Mennea Onlus” nel 2006. Grazie alla Fondazione sostenne progetti filantropici per Enti di Ricerca, Associazioni Sportive ed Istituzioni Culturali.
La fama del velocista ha varcato i confini italiani: la fermata della metropolitana “High Kensington” è stata ribattezzata fermata “Pietro Mennea” in occasione dei giochi Olimpici di Londra del 2012.
Dopo una lunga e brillante carriera di velocista, saggista e politico, Pietro Mennea muore a Roma il 21 marzo del 2013.
Il mito di Mennea ha ispirato artisti in campo cinematografico e musicale.
Tra i film in cui viene citato i più celebri sono “Brutti, sporchi e cattivi” e “Febbre da Cavallo”, entrambi del 1976; nel mondo televisivo la sua storia è stata narrata nella miniserie della Rai del 2015 in due puntate, “Pietro Mennea – La Freccia del Sud”, per la regia di Ricky Tognazzi con Michele Riondino e Luca Barbareschi.
Tra i cantanti che lo hanno omaggiato ci sono Samuele Bersani e Daniele Silvestri, il primo, nella canzone “Che vita” del 2002, cita nel ritornello Pietro Mennea e Sara Simeoni; il secondo, nell’Extended Play “Che nemmeno Mennea” pubblicato un mese prima della morte del campione nel 2013, scrive una canzone intitolata “Il bisogno di te (ricatto d’onor)” in suo omaggio.
Il velocista era solito dire: “Lo sport insegna che per la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano, nello sport come nella vita.”
Questa è l’eredità più importante che la Freccia del Sud ha lasciato: la certezza che chiunque, a suo modo e con il proprio talento, impegnandosi quotidianamente può superare i propri limiti e realizzare il proprio desiderio.
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