Una festa tutta europea
Intervista a Marco Staccioli, ideatore della kermesse in Italia
Dalla Francia all’Italia, il passo per portare la Festa della Musica nel nostro Paese non è stato breve. Ce lo racconta Marco Staccioli, ideatore della Festa della Musica italiana e presidente dell’Associazione Italiana Promozione Festa della Musica (AIPFM), che si occupa fin dal suo inizio del coordinamento e della produzione dell’evento.
La Festa della Musica è nata in Francia nel lontano 1982. Come ha fatto a replicarla in Italia?
II mio incontro con la Festa della Musica è stato del tutto casuale. Sono stato un allievo di Nicolini, l’assessore capitolino alla cultura che tanti anni fa ha inventato l’Estate Romana; ho avuto quindi modo di prendere parte all’organizzazione di quest’evento e di imparare molto da lui. Dopo aver visto la Festa della Musica a Parigi, nel 1994, ho deciso di portarla in Italia con lo scopo di far scoprire nuove tipologie di musica ed artisti. Nel 1995 c’è stata la prima edizione a Napoli e da allora è continuato ad esistere ogni anno, durante la pandemia è stato possibile mediante concerti digitali organizzati e flash mob da balconi e giardini.
Quali sono le maggiori differenze con la manifestazione francese?
Le differenze più forti della Festa della Musica francese è che quest’ultima nasce dallo Stato, ovvero dalla volontà dell’allora Ministro della cultura Jack Lang. In Francia c’è un’organizzazione verticale – dal Ministero in giù – e si dava la possibilità a tutti di partecipare. Nel nostro caso, invece, si è scelto di stimolare le istituzioni pubbliche a partecipare all’ evento promosso dall’ AIPFM; piano piano, il numero delle città partecipanti è aumentato, fino a raggiungere le 800 città pre-pandemia.
Come recita la Carta europea della Festa della Musica – scritta a Budapest nel 1997- la kermesse offre la possibilità ai musicisti europei di entrare in contatto tra di loro. Questa è un’opportunità importante per tanti artisti italiani esordienti, giusto?
Io sono uno dei firmatari della Carta di Budapest, che ha fondato la Festa della Musica in Europa. La nostra volontà, fin dall’inizio, era creare un documento che potesse coinvolgere Comuni ed organizzatori in un unico, grande, momento collettivo. Era inutile fondare tante Feste della Musica diverse per ogni città coinvolta, quello che ci interessava era lo scambio culturale che si sarebbe creato, non la divisione. Nel ’94-’95 non c’era la moneta unica e l’Europa sembrava come se dovesse ancora formarsi; il fatto di cominciare dai processi culturali di conoscenza delle varie Nazioni era importante per tutti noi.
Il titolo di questa edizione è Recovery Sound and Green Economy: in quale modo si è arrivati alla scelta di questo tema?
Recovery Sound è un modo per fare il verso al Recovery Fund: la scelta di questo titolo è quindi la volontà di creare per il settore culturale una vera possibilità di ripresa di un processo economico di normalizzazione dopo la pandemia. Aver aggiunto il concetto della Green economy è un processo avvenuto spontaneamente, perché la cultura è strettamente collegata al rispetto dell’ambiente e una ripartenza di progetti legati alla musica deve riguardare anche la sensibilizzazione verso le tematiche green. Quest’anno in particolare i luoghi naturali, archeologici, monumentali, in cui si svolgeranno gli eventi vivranno due momenti distinti: uno la mattina, di recupero, riordino e riassetto e uno la sera per il concerto.
Come è organizzata la Festa di quest’anno? Tutto è già deciso?
La Festa della Musica si monta giorno per giorno, Questa è la sua forza e bellezza. Alcune cose di questa edizione emergono prima che nelle precedenti, per esempio il testimonial scelto, i giovani che si esibiscono a Procida, la musica pop a Selinunte ecc.. Tutto è in movimento. Il palinsesto, per fare un esempio, non è mai definitivo o uguale per tutti: ognuno può creare il proprio attraverso il sito, scegliendo gli eventi più vicini alla propria città o di maggior interesse.
Come è avvenuta la scelta di Malika Ayane come testimonial?
Ogni anno oltre a scegliere dei temi, scegliamo anche degli autori che affrontino alcune tematiche particolari. Abbiamo avuto Ezio Bosso come primo testimonial, e poi Vecchioni, Paolo Fresu, Edoardo Bennato ecc. Ci siamo accorti che negli anni non avevamo mai avuto modo di avere una donna come testimonial. Abbiamo scelto Malika Ayane perché rappresenta un settore musicale ancora non rappresentato, quello del pop, e poi perché, anche se molto giovane, ha una storia artistica importante e un modo di fare eclettico. Sarà lei che rappresenterà il festival della musica a Napoli.

Questa Edizione si svolge dopo due anni di pandemia, com’è stato tornare a organizzare eventi dal vivo?
Noi, fortunatamente, avendo un evento il 21 giugno e per lo più all’aperto, non ci siamo fermati mai, siamo riusciti comunque a organizzare la Festa della Musica nonostante il Covid-19, lo scorso anno abbiamo organizzato concerti in quasi 600 città.
Il punto forte della Festa della Musica è di non far suonare soltanto gruppi famosi o generi più noti, ma di dar risalto a tanti stili diversi e artisti meno conosciuti.
Non si è mai creata una gerarchia, basti pensare che la musica è gratuita per tutti, anche gli artisti suonano con un palcoscenico pronto e non hanno un cachet ma si esibiscono per il piacere di suonare. Ognuno, secondo la propria disponibilità, farà un numero variegato di brani, così come variegate saranno le proposte. La Festa della Musica è nata dal desiderio di dare visibilità alla musica. Tutta!